Friday, 6 October 2017

Blade Runner 2049 - Mini recensione!

Blade Runner 2049: Un' opera senza un'anima sua, ma che combatte con zanne ed artigli per crearsene una. Un'epopea di quasi tre ore, capace però di tenerti attaccato alla poltrona del cinema grazie ad un'ottima regia ed un'impatto visivo strepitoso: 2 ore e 43 minuti senza farti sentire tempi morti rappresentano un ottimo lavoro, a prescindere dal gusto personale.
Un film dentro ad un altro film: l'intrigante storia di un "agente" che impara a sognare qualcosa di meglio di una vita grigia e virtuale, finisce, suo malgrado, per far parte di qualcosa di più grande: di un'eredità importante, chiamata Blade Runner di Ridley Scott, che si trascina in questo "seguito" in modo forse un po' forzato e, per quanto mi riguarda, non certo magistrale; nonostante il collegamento con l'opera di Scott sia un ottimo casus belli, lasciare Deckard Ford, e con lui tutto il capitolo precedente, un po' piu' fuori dei giochi, avrebbe forse giovato a quella ricerca di un'anima cui accennavo all' inizio.
Ryan Gosling offre una buona prestazione, salvato in corner da una parte che non ha certo richiesto un Oscar per l'espressività: adatto.
Un Jared Leto erede di Eldon Tyrell, al limite della visionarietà completamente folle, per me non riesce a lasciare il segno, perdendosi in deliri al limite del religioso, lasciando un retrogusto di finto filosofeggiare; troppo distante dalla gretta, pratica e spietata operosità delle corporazioni della pellicola dell'82.
La fotografia del film, e tutto il reparto visivo sono al limite del perfetto: il mondo immaginato da Scott ne esce rafforzato, arricchito e tutt'altro che umiliato; l'uggiosa oscurità di un futuro tetro e deprimente ci seguono per buona parte del film, cambiando tonalità e luce forse proprio là dove il film si discosta di più dal predecessore. L'aspetto stesso della tecnologia è stato rispettato quasi maniacalmente, con piccole aggiunte e modifiche che non snaturano affatto l' originale.
Discorso più dolente per il commento sonoro: il tentativo di restare troppo legati alla magistrale musica di Vangelis non riesce a pieno, snaturando sonorità uniche con aggiunte poco appropriate: sarebbe forse stato meglio affidarsi al compositore originale o, magari, cercare qualcosa di più unico, personale e nuovo: un'anima propria, appunto.
Stranamente apprezzata la sorpresa di un canuto Bautista, protagonista dell' avvio della pellicola.
Nel complesso, quindi, un film piuttosto buono, ben costruito e piacevole, soprattutto se lo guardiamo come opera fine a sé stessa, apprezzando l'ottima regia di un Villeneuve che convince (dovrò guardarmi qualche altra sua opera), senza soffermarci troppo a paragonarlo ad un papà importante, troppo importante, troppo più romantico e poetico e che resterà per sempre là in cima, tra le pellicole più importanti della storia del cinema.
Voto 3.5/5 (e io sono di manica stretta)