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Un film dentro ad un altro film: l'intrigante storia di un "agente" che impara a sognare qualcosa di meglio di una vita grigia e virtuale, finisce, suo malgrado, per far parte di qualcosa di più grande: di un'eredità importante, chiamata Blade Runner di Ridley Scott, che si trascina in questo "seguito" in modo forse un po' forzato e, per quanto mi riguarda, non certo magistrale; nonostante il collegamento con l'opera di Scott sia un ottimo casus belli, lasciare Deckard Ford, e con lui tutto il capitolo precedente, un po' piu' fuori dei giochi, avrebbe forse giovato a quella ricerca di un'anima cui accennavo all' inizio.
Ryan Gosling offre una buona prestazione, salvato in corner da una parte che non ha certo richiesto un Oscar per l'espressività: adatto.
Un Jared Leto erede di Eldon Tyrell, al limite della visionarietà completamente folle, per me non riesce a lasciare il segno, perdendosi in deliri al limite del religioso, lasciando un retrogusto di finto filosofeggiare; troppo distante dalla gretta, pratica e spietata operosità delle corporazioni della pellicola dell'82.
La fotografia del film, e tutto il reparto visivo sono al limite del perfetto: il mondo immaginato da Scott ne esce rafforzato, arricchito e tutt'altro che umiliato; l'uggiosa oscurità di un futuro tetro e deprimente ci seguono per buona parte del film, cambiando tonalità e luce forse proprio là dove il film si discosta di più dal predecessore. L'aspetto stesso della tecnologia è stato rispettato quasi maniacalmente, con piccole aggiunte e modifiche che non snaturano affatto l' originale.
Discorso più dolente per il commento sonoro: il tentativo di restare troppo legati alla magistrale musica di Vangelis non riesce a pieno, snaturando sonorità uniche con aggiunte poco appropriate: sarebbe forse stato meglio affidarsi al compositore originale o, magari, cercare qualcosa di più unico, personale e nuovo: un'anima propria, appunto.
Nel complesso, quindi, un film piuttosto buono, ben costruito e piacevole, soprattutto se lo guardiamo come opera fine a sé stessa, apprezzando l'ottima regia di un Villeneuve che convince (dovrò guardarmi qualche altra sua opera), senza soffermarci troppo a paragonarlo ad un papà importante, troppo importante, troppo più romantico e poetico e che resterà per sempre là in cima, tra le pellicole più importanti della storia del cinema.
Voto 3.5/5 (e io sono di manica stretta)